[21] Il tempo è ciò che accade quando non accade nient`altro.
Richard Phillips Feynman (1918 - 1988)
Il tempo è la dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi. Tutti gli eventi possono essere descritti in un tempo passato, presente o futuro. La complessità del concetto di tempo, il problema della percezione e del significato del tempo è da sempre un tema che affascina scienziati, filosofi e artisti. Nella scienza è la variabile che permette di relazionare gli enti fisici (corpi, particelle) tra di loro. Questa relazione è l`essenza stessa della misura (cf. Bohr [75], Wittgenstein [40]) che, a sua volta, è alla base di tutta la conoscenza. Diversa è la percezione del tempo umano, personale o filosofico. Il tempo non è considerato soltanto un trascorrere di eventi che si susseguono secondo una logica ben precisa, ma è anche stato d’animo, consapevolezza umana destinata a essere ossessionata dal suo scorrere.
Su questo tema si incentrano “La persistenza della memoria” e “Gli orologi molli”, disordinatamente disposti di Salvador Dalí (cf. Dalí [69]). L’ordine matematico in cui l’uomo organizza il mondo, in questa visione si infrange: il tempo non è rigido, lo spazio non è organizzato.
(Rif. Pagina 38)
|
I concetti scientifici esistenti coprono solo una parte molto limitata della realtà, e l’altra parte che non è ancora stata compresa è infinita.
W. C. Heisenberg (1901 - 1976)
Lord Kelvin - il fisico William Thompson (cf. Thomson [46]) - all‘inizio del ’900 pensava che in fisica tutto fosse stato scoperto e si trattasse, ormai, solo di raffinare misure con apparati più sensibili e precisi. La storia della scienza ci ha mostrato invece che si trattava di convinzione errata. Pochi anni dopo, un nuovo mondo, una nuova fisica avrebbe dominato la scienza. La meccanica classica, newtoniana fino ad allora aveva consentito di determinare la traiettoria di un corpo conoscendone, con estrema esattezza, velocità e posizione. Heisenberg scoprì invece che, a livello di particelle elementari, ciò non era possibile (principio di indeterminazione). Determinare la velocità di una particella comportava perdere la possibilità di conoscere la sua posizione e viceversa. La meccanica classica non poteva spiegare il comportamento delle particelle elementari. La storia della scienza è storia del passaggio dallo sconosciuto al conosciuto. Heisenberg si trova di fronte un mondo nuovo, immenso, tutto da conoscere e da scoprire. Egli è stupefatto delle sue stesse scoperte, come doveva esserlo lo stesso Lord Kelvin anni prima, però non commette lo stesso errore di valutazione. Per quanto la scienza ci apra nuove porte, malgrado le nuove scoperte, la realtà viene sempre solo approssimata, descritta in parte e in modo non completo (cf. Planck [58], Priestley [102]).
Heisenberg sa che la parte che resta ancora da scoprire è infinita (cf. Feynman [29]). Oggi, centoventi anni dopo la fatidica frase di lord Kelvin, le nostre conoscenze sull`infinitamente piccolo e sull`infinitamente grande, sul Big Bang e sull’evoluzione dell’universo durante i suoi primi 15 miliardi di anni, sono enormemente maggiori di quelle di allora. Tuttavia sappiamo che esse rigurdano solo il 4% dell`universo . Sul resto non sappiamo nulla. Nulla della materia oscura che pervade invisibile tutto lo spazio, nulla dell’energia oscura che governa il futuro dell`universo (cf. Feynman [29]).
(Rif. Pagina 78)
|