Dettagli
Libro: |
Colore |
Formato: |
21 x 29,7 (A4) |
Copertina: |
Morbida |
Pagine: |
171 |
Categoria: |
Manuali e Guide |
Editor: |
Photocity Edizioni |
Lingua: |
Italiana |
Biografia
|
marco cappelli
Marco Cappelli nasce a Marradi in provincia di Firenze in data 02/11/1953. Architetto, appassionato di micologia, è iscritto al Gruppo Micologico Fiorentino P.A. Micheli. Svolge, nel tempo libero, attività di tartuficoltore ed è produttore in proprio di piantine micorrizate. Esercita la ricerca e la raccolta dei tartufi e di altri funghi nel territorio di Marradi (FI) e dei comuni limitrofi.
|
Stralci
3 Stralci
FORMAZIONE DEL TARTUFO; le prime foto della formazione degli ascogoni all`interno dell`ascoma e della formazione dei primordi (da pag 59 a pag 112).
E’ proprio durante l’osservazione della gleba di questi esemplari, non ancora maturi, che ho scattato, all’interno del corpo fruttifero, le foto dell’accoppiamento tra l’ifa maschile (anteridio) e l’ifa femminile (ascogonio). Nella foto di pag. 97 si può anche osservare la contemporanea estroflessione delle ife a dicarion (binucleate) che vanno a formare il micelio secondario.
Quanto sopra concorda con i più recenti studi molecolari che, contrariamente a quanto ipotizzato nel recente passato, hanno dimostrato che il micelio primario è in grado di contrarre simbiosi micorrizica con le radici delle piante.
E’ quindi il micelio primario che si stacca dalle radici micorrizate a dare origine, in condizioni favorevoli, al processo di formazione del tartufo.
Nelle mie sperimentazioni ho realizzato le condizioni necessarie per lo sviluppo di alcuni embrioni di tartufo ed ho potuto effettuare l’osservazione diretta della formazione dei primordi.
Questo processo inizia con la formazione di grovigli di ife fortemente pigmentate. All’interno di questi si verifica l’accoppiamento tra le ife di sesso diverso e l’estroflessione del micelio secondario da parte degli ascogoni.
Le ife del micelio secondario, anche queste all’inizio molto scure, avvolgono gli ascogoni che le hanno generate formando dei primordi sferoidali (T. melanosporum) del diametro di qualche decina di micron.
L’accoppiamento tra le ife del micelio primario prosegue all’interno dei primordi fino al completo sviluppo dei corpi fruttiferi. Le prime ife binucleate che vengono prodotte formano il peridio. Poi gli ascogoni sviluppano ife ascogene chiare e trasparenti che, nelle strutture terminali ad uncino, generano gli aschi al cui interno si formano le spore. Con la maturazione degli aschi e delle spore il tartufo comincia ad emanare il suo profumo caratteristico.
(Rif. Pagina 7)
FORMAZIONE DEL TARTUFO; le prime foto della formazione degli ascogoni all`interno dell`ascoma e della formazione dei primordi (da pag 59 a pag 112).
E’ proprio durante l’osservazione della gleba di questi esemplari, non ancora maturi, che ho scattato, all’interno del corpo fruttifero, le foto dell’accoppiamento tra l’ifa maschile (anteridio) e l’ifa femminile (ascogonio). Nella foto di pag. 97 si può anche osservare la contemporanea estroflessione delle ife a dicarion (binucleate) che vanno a formare il micelio secondario.
Quanto sopra concorda con i più recenti studi molecolari che, contrariamente a quanto ipotizzato nel recente passato, hanno dimostrato che il micelio primario è in grado di contrarre simbiosi micorrizica con le radici delle piante.
E’ quindi il micelio primario che si stacca dalle radici micorrizate a dare origine, in condizioni favorevoli, al processo di formazione del tartufo.
Nelle mie sperimentazioni ho realizzato le condizioni necessarie per lo sviluppo di alcuni embrioni di tartufo ed ho potuto effettuare l’osservazione diretta della formazione dei primordi.
Questo processo inizia con la formazione di grovigli di ife fortemente pigmentate. All’interno di questi si verifica l’accoppiamento tra le ife di sesso diverso e l’estroflessione del micelio secondario da parte degli ascogoni.
Le ife del micelio secondario, anche queste all’inizio molto scure, avvolgono gli ascogoni che le hanno generate formando dei primordi sferoidali (T. melanosporum) del diametro di qualche decina di micron.
L’accoppiamento tra le ife del micelio primario prosegue all’interno dei primordi fino al completo sviluppo dei corpi fruttiferi. Le prime ife binucleate che vengono prodotte formano il peridio. Poi gli ascogoni sviluppano ife ascogene chiare e trasparenti che, nelle strutture terminali ad uncino, generano gli aschi al cui interno si formano le spore. Con la maturazione degli aschi e delle spore il tartufo comincia ad emanare il suo profumo caratteristico.
(Rif. Pagina 7)
|
IL RAPPORTO DI SIMBIOSI CON LE PIANTE; nello stralcio è riportato l`esempio del T. macrosporum, i casi di tutte le specie commestibili sono trattati da pag 29 a pag 58.
Il Tuber mesentericum deve il nome al disegno della gleba che ricorda l’andamento dell’intestino mesenterico (part. a). E’ un tartufo molto simile al T.uncinatum - aestivum anche dal punto di vista microscopico, da questo si distingue, molto spesso, per la presenza, di una fossetta che in sezione fa assumere al tartufo l’aspetto di un rene (part. b) . Altre differenze sono l’odore meno gradevole che spesso assomiglia a quello dello iodoformio e le verruche della scorza, che sono meno pronunciate.
Le spore del T. mesentericum si differenziano da quelle del T. uncinatum -aestivum per le areole più fitte, irregolari, indefinite e incomplete, con creste di varia altezza ed estensione. Nella foto qui sopra sono accostate le spore di queste due specie. La differenza delle dimensioni tra le spore è anomala infatti, di solito, sono un po’ più grandi quelle del T. mesentericum.
Anche il disegno della micoclena di T. mesentericum può avere aspetti diversi. Si possono infatti osservare micorrize con elementi a contorno sinuoso (foto in alto) e micorrize con elementi a contorno più poligonale (foto in basso) che ricordano la micoclena del T. aestivum - uncinatum.
I cistidi di questo tartufo sono molto simili ai cistidi del T. aestivum - uncinatum. Rispetto a questi però sono meno sinuosi, più rigidi, il diametro è meno costante, alcuni sono biforcati alla base, la parte terminale spesso non è arrotondata e sembra spezzata o termina a punta con frequenti granulazioni.
(Rif. Pagina 46)
|
APPENDICE: I PORCINI - le micorrize
Per studiare le micorrize dei porcini ho preso in esame una decina di funghi. I porcini sono stati raccolti facendo attenzione di non lasciare parti del gambo nel terreno. Ho quindi esaminato la parte del fungo a contatto con il terreno. In quasi tutti i campioni erano inglobate delle radichette, alcune delle quali mostravano chiari segni di micorrizazione. Gli apici di queste erano rigonfi con forma clavata di colore più o meno scuro a seconda dell’età delle micorrize.
Lo sviluppo del gambo intorno alle radichette micorrizate è prova della connessione miceliare diretta tra fungo e radice. Successivamente ho analizzato al microscopio le micorrize estratte dai gambi ed ho osservato quanto segue:
la micoclena che riveste queste radichette genera delle ife libere color ambra, fittamente verrucose e con setti ravvicinati (pag. 146);
ad una certa distanza dalla micoclena le ife si ramificano e nella zona della biforcazione le verruche diventano più fitte ed evidenti (pag. 146), l’evidenza delle verruche sulle ife sembra aumentare con l’approssimarsi della struttura miceliare alla formazione del porcino;
nelle radichette completamente micorrizate il micelio conferisce all’apice il caratteristico aspetto clavato (pag. 147, 148);
il disegno della micoclena è leggibile raramente, questo, quando è visibile, presenta una conformazione a poligoni molto irregolari sia per la forma sia per le dimensioni, i lati però sono più arrotondati della micoclena del T. aestivum-uncinatum (pag.149).
(Rif. Pagina 129)
|